Adele Desideri su Arnold de Vos
da Vertigo - Arnold de Vos
‘De Vos, scrittore migrante, scrive un testo multilinguistico, ricco di suggestioni provenienti dalle culture egiziana, biblica, greca, latina e islamica.’ Nei suoi versi eglitraccia un’orografia personale ‘che attinge alle esperienze vissute nei diversi paesi in cui ha abitato. La sua scrittura è come un elastico teso tra un già e un non ancora che si fa attesa del futuro […]. I suoi lemmi sono un “corpo a corpo con una lingua” che non gli appartiene - l’italiano - ma che egli sa rendere sanguigna. Nelle sue sillogi c’è […] una vis dell’anima che attinge energia dalla terra e che si realizza pienamente nell’arte[:] “Il poeta è un trovatore,/ è un vandalo/ che assimila quel che distrugge/”, scrive l’autore. Ed egli stesso è un trovatore. Utilizza infatti un ritmo monodico […], segno di un gusto raffinato che evoca il piacere per la vita.’
Nei versi di de Vos ci sono un’intenso erotismo, un’erotica della tattilità, una vertigodell’anima e dei sensi, un’inquietudine esasperata d’un corpo che vibra nel tessuto informe delle emozioni […].
De Vos indica una “…religione della persona/,” [u]na religione, cioè, nella quale la tensione verso l’uomo è prefigurazione di quella verso Dio. La parola religione deriva dai verbi religare - stabilire un legame tra creatura e Creatore - e religere (secondo l’etimo di Cicerone) - raccogliere, riunire. In armonia con entrambi i significati, la religione a cui fa riferimento de Vos connette e raduna, stringe e per questo accomuna gli uomini nell’amore terrestre. Infatti il divino, “…l’Uno/” - questa è la terminologia che l’autore adotta - “è eclissato da chi prende il Suo posto nel (…) cuore/”, perché è colto nell’immagine sensuale dell’amato: “…l’amore diventa (…)/ il modulo una persona/ che prefigura Dio.//” In linea con la filosofia di Plotino, l’Uno di de Vos è, appunto, l’ipostasi metafisica del Bello e del Bene. È un principio dinamico (aggettivo essenziale nella rilettura che Plotino fa di Platone), dal quale emana tutta la creazione.
Il poeta, uomo di sensi accesi e vitalità fluorescente, ha un rapporto intenso, e contradditorio al tempo stesso, con l’Assoluto. La sua fede scotta come il fuoco. Eros, divinoe scrittura vivono in una dimensione unica e panica […]. De Vos tenta allora,come estrema ratio, di rinunziare alla cognizione del bene e del male, rappresentata dal “ …pomo/ carnivoro…/”, la mela del paradiso terrestre (Gn 3). Essa è simbolo di seduzione, conoscenza e onnipotenza. L’uomo la mastica ma in realtà ne è divorato e a causa sua sarà cacciato dall’Eden. Ma l’autore è cosciente di quanto sia difficile rinunciare alla tirannide delle tentazioni e infine desidera la pace dello spirito […]. E prega [i]n attesa della binsica, la morte mistica. La morte di tutto ciò che lega al corpo. Reale o simbolica che sia.
da Vertigo - Arnold de Vos
‘De Vos, scrittore migrante, scrive un testo multilinguistico, ricco di suggestioni provenienti dalle culture egiziana, biblica, greca, latina e islamica.’ Nei suoi versi eglitraccia un’orografia personale ‘che attinge alle esperienze vissute nei diversi paesi in cui ha abitato. La sua scrittura è come un elastico teso tra un già e un non ancora che si fa attesa del futuro […]. I suoi lemmi sono un “corpo a corpo con una lingua” che non gli appartiene - l’italiano - ma che egli sa rendere sanguigna. Nelle sue sillogi c’è […] una vis dell’anima che attinge energia dalla terra e che si realizza pienamente nell’arte[:] “Il poeta è un trovatore,/ è un vandalo/ che assimila quel che distrugge/”, scrive l’autore. Ed egli stesso è un trovatore. Utilizza infatti un ritmo monodico […], segno di un gusto raffinato che evoca il piacere per la vita.’
Nei versi di de Vos ci sono un’intenso erotismo, un’erotica della tattilità, una vertigodell’anima e dei sensi, un’inquietudine esasperata d’un corpo che vibra nel tessuto informe delle emozioni […].
De Vos indica una “…religione della persona/,” [u]na religione, cioè, nella quale la tensione verso l’uomo è prefigurazione di quella verso Dio. La parola religione deriva dai verbi religare - stabilire un legame tra creatura e Creatore - e religere (secondo l’etimo di Cicerone) - raccogliere, riunire. In armonia con entrambi i significati, la religione a cui fa riferimento de Vos connette e raduna, stringe e per questo accomuna gli uomini nell’amore terrestre. Infatti il divino, “…l’Uno/” - questa è la terminologia che l’autore adotta - “è eclissato da chi prende il Suo posto nel (…) cuore/”, perché è colto nell’immagine sensuale dell’amato: “…l’amore diventa (…)/ il modulo una persona/ che prefigura Dio.//” In linea con la filosofia di Plotino, l’Uno di de Vos è, appunto, l’ipostasi metafisica del Bello e del Bene. È un principio dinamico (aggettivo essenziale nella rilettura che Plotino fa di Platone), dal quale emana tutta la creazione.
Il poeta, uomo di sensi accesi e vitalità fluorescente, ha un rapporto intenso, e contradditorio al tempo stesso, con l’Assoluto. La sua fede scotta come il fuoco. Eros, divinoe scrittura vivono in una dimensione unica e panica […]. De Vos tenta allora,come estrema ratio, di rinunziare alla cognizione del bene e del male, rappresentata dal “ …pomo/ carnivoro…/”, la mela del paradiso terrestre (Gn 3). Essa è simbolo di seduzione, conoscenza e onnipotenza. L’uomo la mastica ma in realtà ne è divorato e a causa sua sarà cacciato dall’Eden. Ma l’autore è cosciente di quanto sia difficile rinunciare alla tirannide delle tentazioni e infine desidera la pace dello spirito […]. E prega [i]n attesa della binsica, la morte mistica. La morte di tutto ciò che lega al corpo. Reale o simbolica che sia.